Recensione: Molto forte, incredibilmente vicino di Jonathan Safran Foer

Oggi Daniela di Daniela Carletti – Autrice per l’appuntamento del libro, ci parla di Molto forte, incredibilmente vicino di Jonathan Safran Foer edito da Guanda Acquista il romanzo su Amazon Recensione di Collisioni di Molto forte, incredibilmente vicino di Jonathan Safran Foer a cura di Daniela Carletti «8 minuti» Oskar Schell è un bambino di nove anni che, avendo perso il padre nell’attentato alle torri gemelle dell’11 settembre 2001, vive il suo dramma in un particolare contesto famigliare in cui, nonostante il dolore di tutti per la perdita, viene seguito e accompagnato nel suo travaglio interiore, anche se le maggiori risorse, quelle che gli ha lasciato suo padre, le trova dentro di sé. Oskar è un bambino che ripete spesso “una cosa che conosco” perché non parla mai di ciò che non sa e tutto ciò che conosce è molto per la sua età; glielo ha insegnato suo padre benché sia stato un gioielliere (che però avrebbe voluto fare lo scienziato), suggerendogli l’amore per la scienza e il gusto della ricerca, trattandolo mai come un bambino, ma sempre alla pari, da adulto. Così a nove anni, Oskar ha un biglietto da visita dove si legge: “Inventore, designer e fabbricante di gioielli, entomologo dilettante, francofilo, vegano, origamista, pacifista, percussionista, astronomo dilettante, consulente informatico, archeologo dilettante, collezionista di: monete rare, farfalle morte di morte naturale, cactus in miniatura, cimeli dei Beatles, pietre semipreziose e altro.” Oskar ha una mentalità scientifica e dunque è preciso per “professione”, cosicché quando sale sull’Empire State Building osserva: «Ho letto da qualche parte che le persone in strada sembrano formiche, ma non è vero. Sembrano persone piccole.» (pag. 265). La stessa precisione che lo condurrà alla ricerca di una serratura da aprire con una chiave trovata tra le cose di suo padre morto nel crollo delle Twin Towers: sulla busta che contiene la chiave c’è scritto Black, presumibilmente un cognome, e poco importa se le serrature attribuibili a tutti quelli che a New York si chiamano così, sono oltre 160 milioni, poiché facendo un rapido calcolo sull’elenco del telefono, sarà solo questione di tempo riuscire a trovare quella che si apre con la chiave di suo padre. Ma la ricerca di Oskar ha tante ragioni, come il desiderio di sentire ancora suo padre vicino a sé o la necessità di lenire il dolore per la perdita e per tutto ciò che essa comporta, o ancora come il tentativo disperato di mantenerlo in vita, perché se il sole “morisse” ora, almeno per 8 minuti che sono quelli che la luce dal sole impiega a giungere fino a noi, potremmo illuderci che sia ancora attivo.È il motivo per cui Oskar pur essendo rientrato a casa, non riesce a rispondere all’ultimo drammatico messaggio del padre lasciato in segreteria telefonica, con quell’undicesimo «Ci sei?» troncato dal crollo della torre. Il dolore non lascia tregua e per Oskar diviene sempre più urgente aprire uno squarcio nella nebulosa che avvolge le ultime ore di vita di suo padre; e quando l’inquilino che vive a casa di sua nonna gli domanda perché vuole saperlo, lui gli risponde come un vecchio saggio che ha vissuto molto “Per smettere di inventare come è morto.” (pag.276) Insomma Oskar Shell è un bambino meraviglioso nella sua unicità e nel suo tentativo ad ogni costo, di raddrizzare i mali del mondo; e se talora si esprime con un linguaggio duro e quasi greve, non lo fa per stupirci, ma per manifestare la sua visione pragmatica delle cose. È attraverso di lui, un bambino che però ragiona come un adulto unendo ingenuità a concretezza, che l’autore riesce a rendere la reale dimensione di una tragedia, quella dell’11 settembre, chiamando in causa e non a torto, perfino gli effetti della bomba su Hiroshima. Tuttavia penso che alcune parti del romanzo siano troppo estese e contrassegnate da un eccessivo ermetismo che rende difficile la comprensione (a prescindere dalla volontà dell’autore di farci scoprire a poco a poco le situazioni di cui parla).C’è inoltre un errore rispetto alla quantificazione della materia oscura nell’universo e anche, a mio avviso, la figura di uno psicoterapeuta davvero poco credibile.Ma anche così, rimane pur sempre un libro molto bello e toccante, certamente da leggere. La pellicola ispirata al romanzo poi, è un vero capolavoro che coglie appieno la sostanza del cartaceo, raccontandoci una storia che va dritta al punto e che, nonostante il soggetto, trova la sua risoluzione tra momenti di sensibile sottigliezza e scene di grande drammaticità, viste attraverso gli occhi di un bambino speciale che si trova a vivere una tragedia che, seppur personale, è una tragedia comune non solo americana, ma di ogni abitante su questo pianeta.Daniela Carletti Scopri la rubrica Cosa e Dove Mangiare, seguimi sulla pagina Facebook per essere aggiornati su tutte le novità della pagina o in alternativa puoi trovarmi su Instagram e Twitter.
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