Intervista a Giacomo Pozzi – Un baobab toccò il cielo dell’Africa

Siamo lieti di presentarvi un’intervista con l’autore Giacomo Pozzi, il creatore di “Un baobab toccò il cielo dell’Africa”. Questo libro affascinante e coinvolgente ci porta in un viaggio avventuroso attraverso le terre affascinanti e misteriose dell’Africa. Un baobab toccò il cielo dell’Africa: Intervista a Giacomo Pozzi Prima di tutto, voglio ringraziarti per questa meravigliosa opportunità e per aver trovato il tempo di rispondermi. Per coloro che non ti conoscono, chi è Giacomo Pozzi? Figurati, grazie a te! Mi chiamo Giacomo, ho compiuto oramai i 25 anni (un quarto di secolo!) e abito a Imola, in provincia di Bologna. Da qualche anno scrivo, di me, di come percepisco il mondo e ciò che mi circonda. Sono appassionato di Permacultura, e sto collaborando con diversi progetti qui in Italia e all’estero. Oltre a questa passione – diciamo pure stile di vita – sono amante dei tè e faccio skateboard da circa 13 anni. Per il resto, adoro viaggiare e godermi la vita, essere libero e sorridere sempre, ogni giorno e ogni notte. Qual è stata la tua ispirazione per scrivere “Un baobab toccò il cielo dell’Africa”? È giunta improvvisamente, da un’immagine mentale: un foglio bianco con al centro un punto nero. Quel punto è stato per me il “punto di partenza”, dal quale ha preso poi forma l’intera narrazione, dato che mi ha fatto pensare a un seme di una pianta, e a come un seme riesca a custodire dentro se stesso tutta quella che è la potenzialità espressiva della vita, e di come la faccia emergere, al pari di una persona grazie alle proprie esperienze, se ci sono le condizioni perfette affinché possa germogliare. Da qui il legame con il Baobab, albero incredibile, e simbolo che incarna il significato della vita. Puoi condividere con noi una breve sinossi del libro? Per comprendere e rinascere è davvero fondamentale che la vita colpisca in maniera così violenta e travolgente? A quanto pare sì, e per i protagonisti di questa storia essa colpirà con tutta la ferocia che possiede. Dopo aver scelto un seme raro e prezioso dalla collezione di un vecchio del paese, il risveglio in una grotta gelida al di là della valle cambierà le loro vite. Hélène ha però un volo prenotato, e un villaggio attende di conoscerla. Sarà poi una sola promessa a riecheggiare nell’arsura del deserto, impetuosa come la rivendicazione di se stessi dopo aver subìto la peggiore violenza che quella stessa vita possa proporre a un essere umano per indirizzarlo a cambiare; per fargli comprendere di essere nient’altro che suo limitato amico. Una storia commovente, di un’intensità tale da riuscire a penetrare nell’animo del lettore e depositarsi come la poesia delle sue parole, incalzate da un ritmo narrativo sprezzante e delicato. Un libro nel quale bisogna chiudere gli occhi e fidarsi, come ha fatto Hélène con la sua vita. Il libro a primo impatto ci introduce una storia che collega l’Africa. Qual è la tua relazione personale con il continente africano? Hai vissuto esperienze lì che hanno influenzato la tua scrittura? Parrà strano, ma in Africa ancora non ci sono mai stato. Sicuramente, ho il dovere di visitare i luoghi che ho narrato, quantomeno per rendergli grazia e salutarli. Diciamo che ho scelto questo continente perché mi ha sempre affascinato, sia a livello territoriale che culturale. Inoltre, era un legame indissolubile per l’albero del Baobab, autoctono di molte zone dell’Africa. Infine, perché in un luogo come questo, così aspro e arduo, in netto contrasto col nostro modo di vivere pieno di distrazioni – che ci allontanano dal conoscere noi stessi – abbiamo la possibilità concreta di affrontarci, senza poter rimandare, ed emergere quindi per realizzarci come esseri umani. Hai scelto un titolo molto evocativo per il libro. Cosa simboleggia il baobab che tocca il cielo e qual è il suo significato nel contesto della storia? Sì, è un titolo che riassume il significato del libro ed è, al tempo stesso, molto simbolico. Il fatto che il Baobab tocchi il cielo dell’Africa è il riuscire a scegliere sia come vivere, che come morire; realizzarsi quindi, trascendere se stessi nella vita e nella morte; cogliere la possibilità di cui parlavo prima, senza esitazione, perché è il movimento più radicato e intimo di questa vita che ci accompagna e ci accomuna, e che possiamo decidere di ascoltare o ignorare, facendoci protagonisti o spettatori di essa stessa. Nel contesto, esprime un legame tra i protagonisti, tra loro e le sfide che affrontano durante il proprio percorso di crescita personale; esprime anche la comunicazione e il collegamento tra la Terra (radici) e il cielo (chioma), dove in mezzo vi è il tronco, e come il tronco, può trovarsi anche il corpo dell’essere umano. Questa è una visione antroposofica. Quali sono i personaggi principali del romanzo e quali sfide affrontano lungo il percorso? I protagonisti principali sono un ragazzo e una ragazza. Per me, il maschile e il femminile, se riuniti, rappresentano la completezza. E con questo concetto, mi ricollego al titolo, alla Terra, il tronco e il cielo. Ecco il perché di questa decisione. Inoltre, in ognuno di noi coesistono una parte maschile e femminile, che agiscono consciamente o inconsciamente. Mi piaceva quindi l’idea di poter far emergere, nel lettore, questi due aspetti, e accompagnare entrambi lungo le pagine e le vicende di questa storia. La sfida che affronteranno, senza scendere nei particolari, sarà proprio quella di incontrare la vita e incontrare la morte, faccia a faccia, e scegliere se farne parte, affrontandole, oppure rimandare quel qualcosa che è insito in loro, e che se ascoltato gli permetterà di comprendere il movimento vitale che ognuno di noi custodisce, dimenticandosene, nel proprio cuore. Qual è stata la parte più gratificante di scrivere “Un baobab toccò il cielo dell’Africa”? E ci sono state difficoltà particolari che hai affrontato durante il processo di scrittura? È stato complesso gestire le immagini e le parole che mi giungevano senza sosta. Scrivevo molte ore al giorno, e la mente non si fermava. Ho faticato a mantenere un equilibrio psicofisico, a darmi un ritmo che non fosse estenuante. La stesura di questo romanzo mi ha permesso di mettermi alla prova, conoscermi e imparare tanto. La parte più gratificante è stata l’essere riuscito a fidarmi di tutto ciò e l’aver camminato con esso, dalla prima all’ultima parola, per poi dargli una possibilità, comprendere che era divenuta oramai anche una mia responsabilità, e l’aver quindi accettato di renderlo concreto. L’emozione che si prova, dopo mesi di intenso lavoro, dedizione e sacrificio, nel carezzare la copertina del proprio libro, concluso e materializzato, ripaga qualsiasi frustrazione e strascico di stanchezza. Cosa ti auguri che i lettori portino con sé dopo aver letto il tuo libro? Ogni parola, frase, concetto, emozione o sensazione che hanno sentito propria, vicina e importante per il loro percorso durante la lettura, e che nel momento del bisogno possano attingere ad essa nella maniera più limpida e pura possibile, scegliendo di essere, ancora una volta, i protagonisti della propria vita e della propria morte, germogliando come quel bellissimo Baobab ed essere liberi. Tu conoscevi Un baobab toccò il cielo dell’Africa di Giacomo Pozzi ? Fatemelo sapere nei commenti, i vostri commenti sono molto preziosi! A presto con un nuovo posto da scoprire! 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