Recensione: La Luce Delle Stelle Morte di Massimo Recalcati

Oggi Daniela di Daniela Carletti – Autrice per l’appuntamento del libro, ci parla di La Luce Delle Stelle Morte di Massimo Recalcati edito da Feltrinelli. Scopriamo insieme cosa ci racconta! Acquista il romanzo su Amazon Recensione di Daniela Carletti di La Luce Delle Stelle Morte di Massimo Recalcati «Indagine sulla morte» Questo saggio di Massimo Recalcati che indaga il comportamento umano verso la morte intesa come esperienza luttuosa e quindi traumatica, si articola in tre parti, la prima delle quali viene introdotta da una breve analisi su cosa è la morte “La nostra vita inizia a morire già con il suo primo respiro” (pag. 21): con questa affermazione impossibile da smentire, l’autore si dissocia da Epicuro che invece asserisce “Quando ci sono io non c’è la morte e quando c’è la morte non ci sono io.” “La morte è un’imminenza sovrastante” (pag. 21): citando Heidegger, Recalcati esplicita maggiormente il suo pensiero, il che porta a riflettere sulla visione greca degli esseri umani che, infatti, sono definiti “mortali”; il desiderio umano di voler conoscere per divenire consapevoli, deriva agli uomini dal racconto mitologico secondo cui Prometeo ruba il fuoco (cioè la conoscenza) agli dèi, e Platone sostiene che la filosofia nasce dalla consapevolezza umana della morte, per cui tutte le domande che ci poniamo sono finalizzate alla comprensione di questa realtà. Il presupposto dell’esposizione, e qui torna invece utile Epicuro, riguarda esclusivamente colui che subisce la perdita, riguarda cioè i vivi “Quando si muore si cade nelle mani degli altri” (pag. 40, citazione di Sartre tratta da “L’essere e il nulla”). Per questo Recalcati tratta nella prima parte del libro, il “lavoro del lutto”, ovvero l’elaborazione del lutto che, attraverso l’inevitabile sofferenza, porta il soggetto che lo soffre ad affrancarsi dal magma in cui il dolore lo costringe. L’autore avverte però, che non è infrequente trovare modi diversi di vivere una perdita.Esiste infatti la “melanconia”, quello stato emozionale per cui il soggetto rimane psichicamente in stallo nel ricordo e nel culto del soggetto perduto. Anche l’atteggiamento “maniacale” tutt’altro che indolore, è un diversivo al lavoro del lutto, poiché mentre apparentemente il soggetto che lo vive sconfessa in varie forme fino alla negazione colui che non c’è più, dall’altra si genera in senso maniacale, una sorta di autodistruzione in quanto, negando in sostanza il lutto, il soggetto stesso non è in grado di controllarne gli effetti che insorgono nella sua psiche. Molto interessante l’affermazione “Ricordare significa necessariamente anche soffrire.” (pag. 72): questo concetto è spiegato in maniera mirabile nel film “Una pura formalità” (1994) di Giuseppe Tornatore, con Gérard Depardieu e Roman Polanski, e se siete disposti ad affrontare l’argomento, consiglio di vederlo poiché si tratta di un capolavoro assoluto non solo rispetto al modo in cui il tema è trattato, ma anche dal punto di vista del film in sé. In sostanza Recalcati ribadisce che, se da una parte il ricordo genera il trauma, dall’altro il trauma del ricordo è necessario per elaborare il lutto.E dissociandosi da Freud, aggiunge “La mia tesi è che questo compimento [l’elaborazione del lutto, ndr], non sia mai del tutto possibile: c’è sempre un resto dell’oggetto perduto che non si lascia dimenticare e la nostra stessa esistenza è fatta di questi resti dei resti dei nostri innumerevoli lutti (pag. 77)…Il lutto è interminabile…La ferita del lutto si è impressa in modo indelebile nel nostro animo, come una cicatrice.” (pp. 86 e 88). Nella II e III parte Recalcati affronta il soggetto della disquisizione considerando la nostalgia in varie possibili forme, giungendo a focalizzare la cosiddetta “nostalgia-gratitudine” come la risoluzione ad ogni conflitto interiore, non perché il dolore possa cessare, ma perché attraverso la gratitudine per quanto abbiamo ricevuto da coloro che non ci sono più, possiamo significativamente sublimare quel dolore, proseguendo nella nostra esistenza a cui apportiamo quanto ci è stato donato. Da qui la spiegazione del titolo: non tutto ciò che vediamo corrisponde alla realtà, per cui la luce che è partita svariati anni luce prima da una stella a noi ora visibile, nel momento stesso in cui la vediamo potrebbe essere spenta: ma “Non è forse l’eredità in se stessa, la forma più alta della nostalgia intesa come gratitudine?” (pag. 129). E dunque la luce di quella stella, come il ricordo del defunto, “risplende nella sua assenza come una visitazione inattesa…che pur provenendo dal passato, irradia in modo sorprendente il nostro avvenire.” (pag. 106). Considerazione: la notevole quantità di ripetizioni di uno stesso concetto, si giustifica, forse, con un certo tipo di percorso mentale proprio della psicanalisi, per cui la concatenazione dei passaggi è basilare, anche se, onestamente, qui appare un po’ eccessiva poiché esposta in forma di saggio.Sembra cioè di ritrovarci in una vera e propria seduta di psicanalisi, dove un concetto, una frase, una parola, vengono sviscerati all’ennesima potenza, insieme al terapeuta. E lo stesso accade nella conferenza disponibile su YouTube, in cui Recalcati con il suo solito carisma, presenta “La luce delle stelle morte”.Daniela Carletti Conosci La Luce Delle Stelle Morte di Massimo Recalcati? 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