La Metamorfosi di Franz Kafka – Recensione

Oggi, nel nostro appuntamento letterario, Daniela Carletti ci presenta il romanzo La Metamorfosi di Franz Kafka da – Istituto Geografico De Agostini. Scopriamo insieme cosa ci svela su questa opera! Acquista il romanzo su Amazon Recensione di Daniela Carletti di La Metamorfosi di Franz Kafka «Alienazione e diversità» Franz Kafka (1883-1924) nasce a Praga sotto l’Impero austro-ungarico. “La metamorfosi” pubblicato nel 1915, è il suo racconto più famoso. Gregor Samsa, giovane commesso viaggiatore che con il suo lavoro tende soprattutto a sostenere la famiglia e a sanare i debiti contratti dai fallimenti di suo padre, svegliandosi nel suo letto una mattina di un giorno feriale, si ritrova trasformato “in un immenso insetto.” (pag. 63) Kafka è considerato un “Autore dell’assurdo” (non a caso da lui deriva l’aggettivo “kafkiano”), poiché nelle sue opere traccia storie inverosimili, apparentemente senza senso; mentre però in altri romanzi l’ambientazione surreale riguarda alcuni aspetti dell’esistenza umana, ne “La metamorfosi” l’assurdo coinvolge l’essere in ogni suo aspetto: fisico, mentale, affettivo e sociale. I temi fondamentali dell’opera sono l’alienazione e la diversità. Rispetto al primo è evidente il dato oggettivo secondo cui, come scrive Marx, chi è alienato dal lavoro, perde la propria identità di essere umano. Ad esempio, quando Gregor Samsa si risveglia nel suo nuovo stato, cercando di individuarne la causa, pensa subito alle difficoltà del suo impiego “«Che professione faticosa mi sono scelto!…mi è imposta ancora questa piaga del viaggiare, la preoccupazione per le coincidenze dei treni, il mangiare irregolare e cattivo, e con gli uomini rapporti che non durano…»” (pag. 64). Maggiormente poi, il soggetto diventa “altro” da sé, nel momento in cui anche gli affetti più cari concorrono alla perdita della sua personalità “Gli vuotavano la sua camera; gli toglievano tutto ciò che gli era caro” (pag. 95). L’alienazione tuttavia, appare come la causa che introduce il vero tema del testo: la diversità, su cui Kakfa pone l’accento. La diversità come problematica sociale, è sempre esistita in varie forme, ma essa acquisisce un significato ben preciso negli ultimi secoli della Storia dell’umanità, inglobando differenze che vanno oltre il concetto di razza o di religione: le tendenze sessuali, l’inabilità fisica, i presunti alieni abitatori di altri pianeti e perfino il vicino di casa, rappresentano un insieme che fa capo alla definizione del “diverso da noi”, chiunque noi siamo. Gregor Samsa incarna il prototipo della diversità, poiché ai modi, al comportamento, al linguaggio, Kafka aggiunge molto abilmente, l’elemento del disgusto. L’autore non si limita a descrivere situazioni o accadimenti, ma partendo dall’aspetto ripugnante del protagonista perché sia ancora più netta la differenza, ne stigmatizza l’idea: “Quando la sorella lo notò sotto il sofà…si sgomentò a tal punto, che, senza potersi dominare, sbatacchiò la porta dal di fuori. Ma, quasi pentendosi di quel gesto, la riaprì subito ed entrò in punta di piedi, come se ci fosse una malato grave o addirittura un estraneo…La sorella notò la tazza ancora piena dalla quale si era rovesciato un po’ di latte, l’alzò, in verità, non con le mani nude, ma con uno straccio, e la portò fuori…per delicatezza.” (pag. 83). Sempre sul tema della diversità, a partire da Gregor Samsa che è indubbiamente il protagonista centrale, ogni personaggio descritto acquisisce un ruolo sociale ben definito, ed è in questo senso che diventa protagonista anch’egli. Ma partiamo dal personaggio cardine, Gregor Samsa: dapprima cerca una giustificazione che possa motivare il suo aspetto; quindi rifiuta la diversità pensando di poter continuare con la sua vita di sempre “Aveva dormito male, è vero…Ma adesso che cosa doveva fare? Il prossimo treno partiva alle sette; per poterlo prendere, si sarebbe dovuto affrettare come un matto” (pag. 65). Nel susseguirsi di stati d’animo, il protagonista comprende che non ci può essere dialogo tra lui e il resto del mondo “Dunque non capivano più le sue parole, sebbene a lui fossero sembrate abbastanza chiare…forse perché vi aveva fatto l’orecchio.” (pag. 74). Allora cerca comprensione “Se la sorella fosse stata lì! Lei capiva; aveva già pianto quando Gregor giaceva ancora tranquillo sulla schiena.” (pag. 77). Ma il suo corpo, come sempre avviene per quell’innato istinto di sopravvivenza, è in fase di adattamento “Provò subito, per la prima volta in quella mattina, un benessere fisico; le zampine sentivano un solido terreno sotto di sé” (pag. 78). È la volta del rimpianto per ciò che è stato, quando però, a spoetizzarne il ricordo giunge inevitabile il senso di colpa verso i suoi cari che, tuttavia, sono i primi ad infliggergli la crudeltà di cui a volte, gli uomini sono capaci; è allora che, travolto dal dolore, Gregor si lascia andare. Continuando ad analizzare le altre figure che gravitano intorno al problema che Gregor Samsa rappresenta e da cui tutto scaturisce, appare netto il ruolo del padre che veste i panni dell’Autorità, quello di Grete, la sorella, che impersona i falsi amici “«Bisogna che tentiamo di sbarazzarcene. Abbiamo tentato quanto era umanamente possibile per curarlo e supportarlo, e credo che nessuno potrebbe farci sia pure il minimo rimprovero.»” (pag 111); quello della madre che, mossa da senso materno, si rifiuta infine di credere che “il diverso” sia stato partorito proprio da lei “Ora tutti lo guardavano silenziosi e tristi. La mamma giaceva, le gambe tese e strette l’una all’altra, nella sua poltrona…” (pag 113). La donna a mezzo servizio, in apparenza un personaggio senza troppa importanza, è indubbiamente il frutto di una mente profetica, quella di Kafka che, precorrendo i tempi, ci offre un assaggio della “soluzione finale”: “«Dunque di quello là, di come bisogna sbarazzarsi di quella roba qui accanto, non dovete più preoccuparvi. È già tutto sistemato»” (pag.117). Gli inquilini in subaffitto in casa Samsa, sono gli spettatori indignati “alla finestra”, che scuotendo la testa dissentono a braccia conserte, di fronte a qualunque accadimento. Infine, le ultime pagine pongono al centro la famiglia nel suo insieme, ovvero la collettività che, una volta risolto il problema ma non di sua mano, volge lo sguardo altrove: mirabili le ultime righe del racconto, con la descrizione dell’atteggiamento di Grete. In questo racconto, davvero Kafka non ha dimenticato nessuno, portando all’interno delle mura domestiche un insieme tanto vario, quanto lo è la società di fronte al problema irrazionale della diversità che, in quanto tale, può essere trattato solo in un contesto altrettanto assurdo. Da notare che il soggetto de “La Metamorfosi”, è stato rivisitato con un finale diverso da quello pubblicato da Kafka: è il caso dello scrittore moravo Karl Brand, ma anche del giapponese Murakami Haruki; entrambi gli autori concedono a Gregor Samsa una seconda possibilità, e il protagonista dopo il tragico evento, si risveglia trasformato di nuovo in essere umano, quasi che l’insofferenza verso il finale originale, smuova l’esigenza di una conclusione “normale”. Daniela Carletti Conosci Memorie di La Metamorfosi di Franz Kafka? Fammelo sapere nei commenti e seguimi sulla pagina Facebook per essere aggiornati su tutte le novità della pagina o in alternativa puoi trovarmi su Instagram e Twitter. 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