L’ultimo Protetto della Notte di Vasa Pavković – Recensione

Oggi, nel nostro appuntamento letterario, Daniela Carletti ci presenta Breve Storia della scienza di L’ultimo Protetto della Notte di Vasa Pavković – Recensione, edito da Lucia Pugliese Editore. Scopriamo insieme cosa ci svela su questa opera! Acquista il romanzo L’ultimo Protetto della Notte di Vasa Pavković – Recensione Qui Recensione di Daniela Carletti di L’ultimo Protetto della Notte di Vasa Pavković «Il male comune, di vivere» Vasa Pavković (1953) è uno scrittore e poeta serbo, conosciuto nel panorama letterario europeo, le cui opere sono tradotte ed edite in diversi paesi. “L’ultimo protetto della notte” è un insieme di racconti tratti da varie raccolte dell’autore, edite tra il 2008 e il 2022. Vasa Pavković è uno degli eredi di quella cultura che non ha mai smesso di mantenere il legame tra Serbia ed Europa; lo si legge chiaramente, ad esempio, nel racconto “La chiave”, in cui si dice “Qualcuno deve arieggiare la casa di mamma, pagare le bollette e così via. Sei l’unico che può farlo!” (pag. 95). Il territorio che oggi è la Serbia, lega la sua Storia politica e culturale a quella dell’Europa, seppur con l’eccezione della dominazione turca durata per oltre quattrocento anni fino all’inizio del XIX secolo. Nonostante questo lungo periodo storico, la letteratura e l’arte in genere, hanno sempre attinto alle Scuole d’occidente, mescolandole con le tradizioni locali. Ne è un esempio il testo liturgico “Vangelo di Miroslav” del 1192, con le sue splendide miniature alla maniera degli amanuensi dei monasteri benedettini che, durante il Medioevo conservarono al mondo i testi della cultura classica. Ne sono un esempio l’esistenza degli Impressionisti e dei “poeti maledetti” serbi; e anche quando in tempi più recenti, il Danubio portava venti di guerra, il rapporto con le radici culturali non ha mai smesso di sussistere, indipendentemente dai secessionisti serbi in territorio austro-ungarico: “In effetti, il corridoio d’ingresso era coperto di piastrelle blu-dorate, un’eleganza in stile secessione viennese. I portoni belgradesi nascondono diverse sorprese.” (pag 97). “L’ultimo protetto della notte” rappresenta la testimonianza di quella reciprocità culturale che connette due tra i tanti paesi europei, la Serbia e l’Italia appunto. Non a caso l’opera presenta nello stesso volume, la versione originale in cirillico e la traduzione in lingua italiana curata dalla linguista Ana Marković. Nelle pagine di Pavković si può leggere la stessa necessità che contraddistingue la Letteratura mondiale degli ultimi due secoli, di superare attraverso la fantasia immaginifica, la quotidianità più brutale del vivere considerata nella sua ciclica sterile ripetitività che non paga l’intelletto “La Serbia sembrava ancora più tragica di quanto apparisse normalmente.” (pag. 94). Per questo l’autore entra e esce dal reale, per portarci talora nell’assurdo come avviene nel racconto “Il pranzo offerto dallo sponsor”, talora in una dimensione surreale come avviene ne “La vicenda dei cagnolini” o anche ne “La zia Maga” in cui aleggiano percezioni metafisiche che, nella grandezza del “miracolo”, sublimano la narrazione “Rifletta sul perché della mia esitazione a mettere in vendita la casa della zia Maga…Non è meno strano il fatto che nessuno avesse risposto all’annuncio oltre all’uomo vestito di nero…” (pag. 74). Tra reale e immaginazione esiste tuttavia un altro stato che Pavković nella sua analisi a tutto tondo dell’esistenza, non tralascia di considerare: è il tempo soggettivo dell’elaborazione del lutto, che non si discosta affatto dalla nostra visione nel considerare la perdita, benché le varie culture sparse per il mondo, offrano come sappiamo, una varietà di atteggiamenti tra i più disparati. Nel racconto “Dalla vecchia Dama della Radio”, si rientra apparentemente nella realtà che, infatti, lascia presto il campo a considerazioni di tipo esistenziale “Sembrava che la vita fosse leggera, sfrontata, sempre che queste siano le parole giuste. E che i legami fra le persone, come anche la morte, non fossero niente di speciale. Come se fossero uno degli eventi concatenati che, come tutti gli eventi concatenati, si espandono attraverso il tempo in tutte le direzioni, liberamente, liberamente…” (pag 101). E l’amarezza della successiva riflessione, suona più che mai familiare “Tutta questa vita serve e conta solo per questo, per la sua totale mancanza di senso.” (pag. 102). Non a caso la raccolta si chiude con il racconto “L’ultima chiamata” che, di sicuro mette in luce il triste compito che abbiamo demandato alla tecnologia nel “regolare” i rapporti umani, ma che cela anche, dietro quel dato, l’aver tradotto gli anni della vecchiezza umana, in un insignificante durare biologico fine a se stesso che, inevitabilmente trasforma gli esseri umani in tante “individualità” votate alla solitudine “…mi accorgevo, con amarezza, che (mia madre, ndr) stava deperendo velocemente e che aveva imboccato la strada del non ritorno. La strada che devono imboccare tutti, anche quelli che amiamo di più.” (pag. 107). E perciò, “L’ultimo protetto della notte” è colui che, riparato con cura dall’oscurità, può coltivare, ancora per poco, l’illusione che l’immaginazione sia realtà. Daniela Carletti Conosci L’ultimo Protetto della Notte di Vasa Pavković ? Fammelo sapere nei commenti e seguimi sulla pagina Facebook per essere aggiornati su tutte le novità della pagina o in alternativa puoi trovarmi su Instagram e Twitter. Scopri nei dettagli Daniela Carletti e recupera tutte le sue recensioni in questa Pagina.


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