Recensione: Sabato di Ian McEwan

Oggi, nel nostro appuntamento letterario, Daniela Carletti ci presenta il romanzo “Sabato” di Ian McEwan, pubblicato da Einaudi. Scopriamo insieme cosa ci svela su questa opera! Acquista il romanzo su Amazon Recensione di Daniela Carletti di Sabato di Ian McEwan «Un’intera vita in un giorno» Henry Perowne è un neurochirurgo che in un sabato qualunque della sua vita, si prepara a godere di una tranquilla serata in famiglia, preceduta da un altrettanto piacevole partita di squash in cui scopre tuttavia, un aspetto del suo carattere fino a quel momento ignoto.Ne è responsabile un evento precedente che lo ha messo a confronto con alcuni teppisti in strada. Uno di questi è Baxter, affetto da una malattia cerebrale degenerativa di cui Perowne si accorge semplicemente osservandolo. Ma il successivo avvenimento che vedrà il protagonista e la sua famiglia sequestrati da Baxter all’interno del loro stesso appartamento, sarà determinante perché Henry riveda le sue posizioni esistenziali, ribaltandole. L’intento dell’autore è quello di illustrare il cambiamento interiore di un uomo che, partendo da una visione meccanicistica del mondo, giunge, compiendo un’autocritica, al cambiamento.Il racconto si svolge in 24 ore: la durata di un giorno in cui, alla luce di eventi inattesi, Henry riflette su un’intera vita, la propria, scoprendo a poco a poco la necessità di fare chiarezza dentro di sé.Perowne è al sicuro tra le proprie mura domestiche, come anche al lavoro, racchiuso nel suo rassicurante recinto posto a difesa delle sue certezze. Affetti, professione e svago sono le tappe che scandiscono la sua esistenza. Formatosi alla scuola del determinismo scientifico secondo cui ad un’azione corrisponde una reazione, Perowne tende ad avere una visione del mondo e delle cose, strettamente pragmatica e utilitaristica; per questo parla del “Gatto di Schorendinger” opponendosi all’ipotesi del “doppio stato” che poi è il fondamento della Fisica Quantistica: per Henry, un esito, una conseguenza, esistono autonomamente nel mondo, a dispetto di sé e della sua conoscenza dell’esito medesimo, essendo già noti ad altri “Qualunque esso sia, il punteggio è già scritto. E qualunque sia la sorte dei passeggeri su un aereo in fiamme [Perowne osserva sgomento la tragedia dalla finestra di casa sua, ndr], siano essi salvi e terrorizzati oppure morti, saranno ormai arrivati a destinazione.” (pag. 24).Per lo stesso motivo crede all’“ordine casuale” del mondo e alle inimmaginabili probabilità di ogni singola condizione; Henry “non ha mai creduto nel destino o nella provvidenza, né nell’idea che il futuro fosse nelle mani di un abitatore dei cieli. Al contrario, in miliardi di miliardi di futuri possibili in ogni istante.” (pag. 134). Ed è sempre per le medesime ragioni che Henry pensa “Chi mai scoverà una morale, un’etica annidata tra enzimi e aminoacidi quando la tendenza generale vuole che la si cerchi altrove?” (pag. 99); e per le medesime ragioni ancora, pone “la Teoria Generale di Einstein, di cui ha fugacemente afferrato i passaggi matematici intorno ai vent’anni.” (pag. 75), a fianco all’elenco di quelle che sono per lui le eccellenze artistiche. Al di là della sua visione scientifica ed esistenziale, la realtà esterna per Henry Perowne ha un sapore virtuale: McEwan disloca nel racconto una serie di brevi episodi in cui il protagonista viene in contatto con il mondo esterno, attraverso il notiziario televisivo. L’autore si dimostra oltremodo “crudele” quanto efficace, nel momento in cui implicitamente, mette a confronto la sensibilità di Baxter con quella di Perowne: perfino un criminale rimane colpito dal sublime dell’arte, a dispetto di Perowne che “forse non leggerà mai una poesia”. L’ironia di McEwan è sottile se consideriamo che la percezione sensibile di Baxter, è da attribuirsi alla sua malattia, la stessa, una per tutte, contro cui Perowne combatte ogni giorno. Tuttavia Henry, è pur dotato di una certa sensibilità in ragione della quale concepisce la musica come un qualcosa dotato di un potere speciale “Esistono nel mondo reale idee visionarie di reami della pace, di conflittualità risolte, di felicità per tutti…Ma solo nella musica e solo in rare occasioni, il sipario si alza davvero su questo sogno di assoluta comunione il cui incantesimo ci illude prima di spegnersi nelle sue ultime note.” (pag. 179): nel momento di maggior tensione, sarà proprio suo figlio Theo, musicista di professione, a salvare Henry e tutta la famiglia da una situazione senza via di scampo. Come dire che la musica ha la capacità di farci dimenticare momentaneamente i conflitti.Infatti Henry non è chiuso in se stesso, grazie anche alla sua professione: salvare la gente rappresenta per lui una ragione di vita oltre che una soddisfazione personale. Per questo motivo la sua “leggerezza” si confonde tra le righe del Giuramento di Ippocrate, cosicché i suoi “inciampi” interiori sono difficili da individuare “Le macchie non sono nemmeno peccati…e pertanto non così facili da eliminare.”(pag. 142). Si tratta di un romanzo ricco di allusioni e sottigliezze, in cui la narrazione è molto ben congegnata e gli eventi attraverso i quali il protagonista prende coscienza, sono distribuiti ad arte nel romanzo, e resi in modo quasi palpabile, sull’onda di un importante crescendo tensivo che confluisce nella risoluzione finale.Ma la capacità drammatica di McEwan dà il meglio di sé all’interno delle singole scene, specie in quelle di maggior tensione emotiva, dove descrive con chirurgica precisione, tutti i possibili rivolgimenti dell’animo umano in una situazione di pericolo, sia a livello cosciente che inconscio: sembra quasi di avvertire una sorta di magma che ribolle, pronto a deflagrare in maniera imprevedibile e incontrollata. Molto bella anche la concomitanza tra la scena dentro casa in cui i sequestratori tengono in ostaggio Henry e la sua famiglia, e quella che si intuisce al di fuori grazie al rumore di un elicottero che sorvola i manifestanti in strada contro la guerra dell’occidente sull’Iraq di Saddam Hussein. È un’altra di quelle sottigliezze che caratterizzano il libro: l’identificazione tra il nucleo famigliare di Perowne e i dimostranti; al termine del romanzo il narrante, riferendosi a Henry e alla sua famiglia (in realtà agli europei) dirà “Sono stati sopraffatti e dominati da intrusi in quanto incapaci di comunicare e di agire insieme.” (pag. 238): chiaro riferimento all’ingerenza americana. Il messaggio tuttavia appare troppo semplicistico rispetto al problema “guerra sì, guerra no”, poiché non esiste una posizione indolore: che non condanni cioè le popolazioni oppresse dal regime di turno, o l’occidente per via di ritorsioni che si traducono in attentati nelle nostre piazze. Di certo, e non credo ci sia niente di male a dirlo, è legittimo avere paura, così come è legittimo essere stanchi, come europei, di secoli e secoli di guerre. Ad ogni modo, dice McEwan con sofferta constatazione, l’eco dei manifestanti si perde fra il vociare della movida del sabato sera (pag. 226).Cosa che invece non accade ad Henry, il quale di fronte alle proprie responsabilità, decide di comportarsi di conseguenza.Daniela Carletti Conosci Sabato di Ian McEwan? Fammelo sapere nei commenti e seguimi sulla pagina Facebook per essere aggiornati su tutte le novità della pagina o in alternativa puoi trovarmi su Instagram e Twitter. Non perdere le ultime recensioni Recensione: La Luce Delle Stelle Morte di Massimo Recalcati Recensione: Elogio dell’imperfezione di Rita Levi Montalcini Recensione: Molto forte, incredibilmente vicino di Jonathan Safran Foer


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