Diario di un killer sentimentale di Luis Sepúlveda – Recensione

Oggi, nel nostro appuntamento letterario, Daniela Carletti ci presenta il romanzo Diario di un killer sentimentale di Luis Sepúlvedaa da La Biblioteca di Repubblica. Scopriamo insieme cosa ci svela su questa opera! Acquista il romanzo Diario di un killer sentimentale di Luis Sepúlveda su Amazon Recensione di Daniela Carletti di Diario di un killer sentimentale di Luis Sepúlveda «L’etica di un killer» Ben lontano dallo spirito di fratellanza espresso nel suo romanzo più noto “Storia di una gabbianella e del gatto che le insegnò a volare”, Luis Sepúlveda (1949-2020) scrittore, giornalista, sceneggiatore, poeta e regista cileno, grazie alla sua versatilità letteraria, in questo racconto porta in primo piano un ossimoro sull’animo umano, come quello che si ottiene ponendo a fianco del sostantivo “killer”, l’aggettivo “sentimentale”. Un sicario di professione, il protagonista interno alla storia, dopo anni di “onorata” carriera è alle prese con uno dei tanti incarichi: rintracciare un giovane filantropo messicano impegnato nel sociale, per ucciderlo. Ma a dispetto delle più rigide regole di sicurezza, questa volta il killer guardando la foto del suo bersaglio, si pone delle domande che esulano di gran lunga dal suo ruolo “…provai della curiosità e la cosa mi dette fastidio.” (pag. 8). Non è questa però l’unica trasgressione, poiché l’omicida è anche legato sentimentalmente ad una giovane donna ignara della sua reale attività “…violai la regola fondamentale della solitudine e mi trasformai in un killer con signora.” (pag. 10). Dopo un colpo di scena abbastanza intuibile, nel finale il killer, alle prese con la risoluzione di una sorta di giallo, si trova di fronte ad una decisione significativa. Questo racconto breve, senza pretese di sorta, si legge piacevolmente e nell’arco di poco tempo. Pur tuttavia si possono notare alcuni aspetti che fanno capo ad un concetto basilare, e cioè che anche un killer può provare empatia verso i propri simili “Che diavolo mi stava succedendo? All’improvviso mi vidi chiedere all’uomo degli incarichi cosa aveva combinato l’altro. «Voglio sapere perché devo ammazzarlo.»” (pag. 13). Ciò che risalta nella narrazione, non è tanto il colpo di scena finale che Sepúlveda infatti, non si preoccupa più di tanto di occultare, quanto piuttosto l’atteggiamento del narrante, caratterizzato in tutto il testo dallo sdoppiamento della personalità, come per rifiutare quella parte di sé che lo pone a disagio e in difetto “«Stai esagerando», disse il tipo nello specchio. «Non so di cosa parli», replicai.” (pag. 25); “«Non ti capisco…una stupida canzone ti fa quasi piangere. Accidenti che razza di professionista», disse il tipo che indossava una giacca uguale alla mia nello specchio. «Non mi seccare. Lo sai che faccio sempre il mio dovere.»” (pag. 34). È per questo rifiuto che, in sostanza il killer rimane tale fino alla fine: non a caso l’autore non gli attribuisce alcun nome, se non quello che ne identifica il ruolo. Il tono del protagonista poi, è tipico dell’hard-boiled, anche se qui, non è il poliziotto a manifestare la sua durezza intransigente dai modi spiccioli, bensì il criminale che, ad esempio, si riferisce in tutto il racconto alla sua ragazza (anch’essa senza nome), definendola “la mia gran figa francese”. Infine, seppur in maniera alquanto blanda, l’autore non può fare a meno di commentare alcuni aspetti ininfluenti al contesto, come ad esempio i discorsi dei tassisti (che il protagonista incontra da un aeroporto all’altro), all’insegna del più bieco qualunquismo che semplifica in un giudizio sommario quanto banale, tematiche politiche e sociali; o quando (trovandosi il killer ad Istanbul), l’autore “getta fra le righe” frasi del tipo “L’atrio dell’edificio trasudava nostalgia dell’impero ottomano.” (pag. 35); “…scorsi la lingua di cemento del ponte sul Bosforo che unisce l’Europa e l’Asia senza troppe storie.” (pag. 48). Sepúlveda infatti, ha speso un’intera esistenza oltre che in campo letterario, anche come attivista politico in vari paesi, pagando talvolta a caro prezzo le scelte ideologiche che lo videro nel 1973 (anno del golpe cileno) torturato per mesi in carcere, sotto la dittatura di Pinochet. È stato il lavoro di Amnesty International a riconsegnare al mondo un grande scrittore. Daniela Carletti Conosci Diario di un killer sentimentale di Luis Sepúlveda? Fammelo sapere nei commenti e seguimi sulla pagina Facebook per essere aggiornati su tutte le novità della pagina o in alternativa puoi trovarmi su Instagram e Twitter. Scopri nei dettagli Daniela Carletti e recupera tutte le sue recensioni in questa Pagina.


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